Já diziam Chuck Palahniuk e David Fincher.
Stoops, direttore della ong NCH: «forte il rischio emulazione»
Usa, le risse tra clochard vanno online
I "bum fighters" partecipano a scontri organizzati da teppisti in cambio di soldi e alcol: 27 morti lo scorso anno
MILANO - Il loro ring è la strada. Per una scazzottata all'ultimo sangue ottengono in premio una cassa di birra o qualche spicciolo e in pochi anni hanno guadagnato un'effimera popolarità sul web. Sono i "bum fighters" (combattenti vagabondi), senzatetto americani che partecipano a scontri pugilistici ("bum fights") organizzati da giovani teppisti statunitensi che poi pubblicano i filmati su internet. Solo l'anno scorso su YouTube sono stati caricati migliaia di filmati che hanno come protagonisti questi singolari lottatori. I video più violenti però sono stati velocemente cancellati dal popolare sito di video-sharing perché considerati brutali e offensivi. Tuttavia non mancano in Rete siti e blog che mostrano senza alcuna remora gli scontri più feroci.
VIDEO - Il fenomeno dei "bum fights" nasce nel 2001 quando la casa di produzione Indecline Films mette in circolazione una serie di filmati i cui protagonisti sono degli homeless di San Diego e Las Vegas che in cambio di soldi e alcol si cimentano in lotte all'ultimo sangue. I video hanno un grande successo di pubblico e, secondo il sito di France24, nei soli Stati Uniti sono stati venduti circa 8,6 milioni di dvd. Sebbene già nel 2003 la casa di produzione sia stata condannata da un tribunale americano che ha vietato la duplicazione e la vendita di questi filmati, le lotte tra i barboni hanno velocemente conquistato una parte del popolo della Rete.
SPEDIZIONI PUNITIVE- La fantasia dei teppisti online non si è fermata qui. Negli ultimi anni sono apparsi sul web anche diversi video in cui si vedono decine di giovani partecipare a vere e proprie spedizioni punitive contro i senzatetto. Secondo le stime della National Coalition for the Homeless (NCH), organizzazione americana che si occupa dei clochard, lo scorso anno ben 106 di loro sono stati picchiati senza motivo e 27 hanno perso la vita per i colpi ricevuti. Questi raid sono sempre più spesso condotti da ragazzi bianchi di diversa estrazione sociale e sotto l'effetto di alcol e di droghe. «I clochard sono un bersaglio facile perché non possono difendersi soprattutto quando si trovano di fronte un gruppo di giovani - ha detto al sito di France24 Michael Stoops, direttore di NCH, organizzazione non governativa che ha il suo quartier generale a Washington -. Gli aggressori sanno di non correre nessun rischio perché un barbone non andrà mai dalla polizia a lamentarsi. Il vagabondo è la vittima ideale perché è invisibile alla società». Secondo Stoops il dato più preoccupante è che i video sul web stimolano il fenomeno dell’emulazione.
I RIMEDI - Alcuni Stati americani come la California e la Florida sono corsi ai ripari: chi si macchia di un'aggressione contro un clochard sarà punito allo stesso modo di chi compie un reato di razzismo o discriminazione. Tuttavia la maggior parte degli Stati americani non si è ancora mossa: «Ci vorrà ancora tanto tempo prima che la sorte dei barboni negli Stati Uniti sia tutelata come si deve» ha detto amareggiato Stoops.
Francesco Tortora
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